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Transazione BPVi, perchè a 9 euro ce lo spiega l'esperto. Che bissa su Veneto Banca

Di Giancarlo Marcotti Giovedi 9 Febbraio 2017 alle 13:46 | 0 commenti

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Torniamo a parlare dell'offerta transattiva che la nuova dirigenza della Banca Popolare di Vicenza ha proposto ai "vecchi" azionisti, i famosi 9 euro in cambio "dell'impegno, da parte del socio, a non agire nei confronti della Banca per i temi inerenti al proprio investimento in azioni di BPVi o Veneto Banca o società del Gruppo." Detto che i discorsi che faremo per la ex Popolare vicentina valgono sic et simpiciter anche per il 15% offero ai poveri soci (o soci ora poveri, fate voi) di Veneto Banca, come già ribadito in un articolo precedente tale offerta rappresenta un "unicum" nel panorama italiano, mai prima d'ora, infatti, agli azionisti di una società di simili dimensioni era stato offerto un "ristoro" (termine che la Treccani definisce come "aiuto, conforto, consolazione"), non quindi una proposta di riacquisto azionario. Ma proprio in quanto trattasi di un "unicum" riteniamo doverose chiederci quale sia la "ratio" di questa iniziativa. E la risposta è evidente, non si tratta di un "aiuto, un conforto, una consolazione", ma del controvalore di un "impegno" (quello appunto di non far causa alla Banca).

Quindi il discorso non è tanto "filosofico", ma pratico e materiale, in una parola ... economico, ed a chi mi chiede un consiglio se aderire o meno alla proposta della Banca non posso che rispondere ponendo a mio volta una domanda:

"Ritieni che facendo causa alla Banca potrai ottenere molto di più rispetto ai 9 euro che oggi ti vengono proposti?"

La tua risposta è Sì? Allora non accettare l'offerta e unisciti a coloro che adiranno per vie legali.

Se invece la tua risposta è No accetta i nove euro e mettiti il cuore in pace.

Ma dato che non ho mai temuto di esporre in maniera chiara e trasparente il mio pensiero, non voglio cavarmela così a buon mercato e ritengo corretto, deontologicamente, espormi ulteriormente cercando di dare una risposta a questa domanda:

"Con che criterio la nuova dirigenza della Banca avrà stabilito questa cifra? I 9 euro, intendo."

Ed allora mi sono immaginato questa riunione ad alto livello: il dr. Fabrizio Viola (Amm. Del. di BPVi), il dr. Gianni Mion (Presidente), il dr. Alessandro Penati (Quaestio), il presidente del Fondo Atlante, si insomma, tutti quelli che oggi comandano in Popolare Vicenza.

Si saranno detti "Dobbiamo offrire qualcosa agli azionisti altrimenti questi, perso per perso, ci subissano di cause legali dalle quali non ne usciamo più, e, visti i tempi della giustizia italiana ..."

"Sì, dobbiamo offrire qualcosa agli azionisti per chiudere la partita". Avranno ripetuto.
Ed ovviamente la prima domanda sarà stata "Quanto c'è in cassa? Sì insomma quanto possiamo mettere sul piatto?".

A questo punto non saprei sbilanciarmi in questa "post-ricostruzione". La risposta potrebbe essere stata "non c'è nulla, nemmeno un centesimo", oppure "abbiamo 500 milioni di euro" ma anche "i soldi non sono un problema, il Governo ci ha detto che la Banca va salvata ad ogni costo". Personalmente, ribadisco, non saprei quale di queste tre opzioni sia quella corretta, ma, come si suol dire ... non è questo il problema.

L'offerta agli azionisti infatti non sarebbe dipesa da "quanto c'è in cassa", visto che, in qualunque caso ... andava fatta. Ed allora bisognava solo stabilire il "quantum".

E come tutte le offerte commerciali si riducono ad uno scontro di esigenze opposte fra i due attori in scena, chi le propone cerca di elargire il meno possibile, chi le riceve gioca al rialzo. In questo caso, tuttavia, per la particolarità dell'operazione, temo che margini di trattativa ce ne siano ben pochi. Se non è già da ora un "prendere o lasciare" non ci siamo molto distanti.

Ed allora ecco che quei cervelloni cominciano a rimurginare su quanto offrire, ci sarà qualcuno che avrà proposto 5 euro, qualcun altro 15 euro, ed alla fine si saranno accordati su questa fatidica cifra: 9 euro!

Personalmente, poi, ritengo molto probabile che questa cifra sia scaturita dal risultato di un calcolo numerico che senza dubbio "la Dirigenza" avrà fatto: quanto hanno perso in Borsa le Popolari quotate dall'inizio della crisi?

Ed ecco il risultato di quei calcoli, dai massimi del 2007 Banca Popolare dell'Emilia Romagna ha perso il 67%, Ubi Banca l'81%, Banco Popolare (e dentro ci sono i "cugini" veronesi) il 95% ed infine Banca Montepaschi (e dentro ci sono i "cugini" padovani ex Antonveneta) ha perso più del 99%.

Quindi, si saranno detti facendo due conti a spanne, se diamo circa il 15% (cioè 9 euro rispetto ai 62,5 euro) i vicentini non dovrebbero lamentarsi troppo.

E poi diciamo che le azioni restano in capo a loro (tanto non varranno più nulla!), ma facciamo bella figura, ci sarà qualcuno che si illude che possano tornare a valere quel che valevano prima del dissesto.

Ripeto, la mia è una post-ricostruzione (ora va di moda questo termine), ossia qualcosa scaturito dalla mia fantasia, ma penso di non essere andato molto distante dalla verità.


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