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Per i soci traditi BPVi e Veneto Banca avanza l'ipotesi warrant: un affare... rischioso

Di Giancarlo Marcotti Martedi 21 Febbraio 2017 alle 21:57 | 0 commenti

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C'è un altro termine che è entrato nel vocabolario degli azionisti di BPVi e Veneto Banca, un vocabolo che la maggior parte di loro, prima d'ora, non conosceva, si tratta di: warrant. Lo aveva evocato il Presidente di Quaestio, Alessandro Penati, ancora tempo fa, poi ... l'idea era stata accantonata per "impraticabilità", ora invece sembra tornata di moda. Pare proprio che venga fatta circolare sui media questa ulteriore proposta ai vecchi azionisti per "capire l'effetto che fa", insomma per saggiare le reazioni della "Piazza". In teoria dovrebbe essere un mezzo per consentire ai vecchi azionisti della Banca di recuperare parte delle perdite subite, "puntando" sul risanamento delle nostre Popolari e quindi sulla loro rivalutazione, ma è bene fare immediatamente alcune osservazioni. Innanzitutto diciamo cosa è un warrant.

E' semplicemente uno strumento finanziario che dà un diritto, ossia una facoltà (non un obbligo, sia chiaro!) al detentore di acquistare una attività finanziaria (nel nostro caso una azione), ad un prezzo stabilito.

In genere le emissioni di warrant avvengono in concomitanza con un aumento di capitale, che nel nostro caso, invece, è già avvenuto. L'idea sarebbe quindi quella di assegnare a tutti i vecchi soci (anche coloro che hanno acquistato azioni prima del 2007) dei warrant che darebbero loro la facoltà di acquistare azioni, attualmente in capo ad Atlante, allo stesso prezzo sottoscritto dal fondo, ossia dieci centesimi di euro.

Apparentemente potrebbe sembrare una lodevole iniziativa soprattutto perché si potrebbe senz'altro affermare che se lo "storico" prezzo di 62,5 euro per azione abbiamo capito tutti che non aveva alcuna aderenza con la realtà, si potrebbe pensare che gli attuali 10 centesimi siano un prezzo decisamente allettante, in apparenza però ...

Perché ciò di cui si deve tener conto è che l'aumento di capitale è già avvenuto ed è stato di 15.000.000.000 (quindici miliardi) di azioni da 10 centesimi l'una, quindi il vecchio azionista deve ragionare in questi termini, ossia il capitale sociale della Banca Popolare di Vicenza non è più composto da circa 100 milioni di azioni come prima del crac, ma appunto da 15 miliardi e 100 milioni di azioni.

Ed allora cerchiamo di dare una risposta alla domanda fondamentale: se ai vecchi azionisti venissero quindi assegnati dei warrants sarebbe conveniente esercitarli? In altre parole, sarebbe conveniente acquistare azioni BPVi da Atlante al prezzo di 10 centesimi l'una?

Domanda alla quale ovviamente non si può dare una risposta certa. Dovremmo infatti conoscere "quanto vale" nel suo complesso la Banca. Quindi non basterebbe stimare il patrimonio, materiale ed immateriale, in capo all'Istituto, ma soprattutto dovremmo scontare i flussi di reddito futuri, ed il futuro è l'incerto per antonomasia.

Ma proviamo comunque ad avanzare delle ipotesi.

Se la BPVi fosse valutata oggi 1,5 miliardi di euro, ossia esattamente quanto l'aumento di capitale sottoscritto da Atlante, le azioni dovrebbero valere all'incirca 10 centesimi ciascuna: è un'ipotesi plausibile?

Certamente sì, ma in questo modo stiamo vagando totalmente nel campo dell'alea, della casualità, ed allora abbiamo forse un'unica strada da percorrere, ossia fare, se possibile, un'analisi comparativa.

In altri termini, ci sono state, di recente, situazioni analoghe? E se sì, che esito hanno avuto? Possiamo quindi fare dei paralleli con l'attuale situazione della BPVi?

Purtroppo la recente conclusione di operazioni di "salvataggio" di Banche in crisi nel nostro Paese non ha dato esiti confortanti, ci riferiamo ovviamente alla famosa vicenda delle quattro Banche: Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFe.

Ricorderete senza dubbio che Renzi ed il suo Governo, intervenendo nel novembre del 2015, avevano annunciato che dopo il "salvataggio" pubblico, le Banche in oggetto, ripulite dai crediti incagliati e sgravate dalle obbligazioni subordinate sarebbero state ricollocate sul mercato e l'utile conseguito sarebbe poi stato ripartito fra coloro che si erano visti azzerare il proprio investimento.

Ebbene, come tutti sappiamo i vecchi azionisti non hanno potuto dividersi granché visto che per acquisire tre dei quattro Istituti "risanati" Ubi Banca ha sborsato la strabiliante somma di 1 euro!

Quindi arriviamo ad una conclusione, amara, ma vera.

Oggi le Banche non valgono nulla perché nell'attuale situazione è estremamente difficili che esse possano fare utili! Se l'economia italiana non cresce o cresce ad un ritmo da bradipo, come possiamo essere certi che le "sofferenze", che oggi "cancelliamo" dai bilanci non si ricostituiscano in futuro?

Ed infine, quanto vale una società che si prevede non faccia utili negli anni a venire? Ovviamente nulla!

Per questo motivo non si può escludere che, continuando di questo passo, il valore di una azione della BPVi scenda anche sotto i 10 centesimi di euro.

Per i vecchi soci che esercitassero questi fantomatici warrant, quindi, si potrebbe configurare una situazione del tutto paradossale, ossia che l'aver sottoscritto nuove azioni della Banca con l'intento di recuperare le perdite pregresse faccia tramutare il danno in una beffa, un evento assolutamente da scongiurare.


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