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Pedemontana Veneta, Zaia: "voglio veder correre i cantieri", ma le casse della Regione sono vuote e l'opposizione...

Di Piero Zanin Giovedi 1 Giugno 2017 alle 14:45 | 0 commenti

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Luca Zaia può esultare: la Superstrada Pedemontana Veneta è più vicina ad essere realtà. Un nuovo accordo, l'ennesimo verrebbe da dire, è stato firmato nello studio del notaio Gasparotti di Mestre l'altro giorno e potrebbe mettere una pietra tombale sulle diatribe politico legali che fino ad oggi hanno ostacolato l'opera. Una firma, siglata dai rappresentanti dei Comuni coinvolti, la Regione e Sis (la società incaricata dei lavori), che anticipa e in qualche modo scavalca le osservazioni della Corte dei Conti delle scorse settimane. Per comprendere la svolta serve però una breve cronistoria di un'opera pensata 27 anni fa e non ancora completata.

Era il 1990 quando la Regione propose per la prima volta il percorso pedemontano. Otto anni dopo il Parlamento aprì alla possibilità di costruire una nuova autostrada in Veneto, che nel 2001 divenne, invece una superstrada a pedaggio. Progetto approvato dal Cipe nel 2006. Le prime curve pericolose nel 2009 con il Consiglio di Stato che individua un errore di procedura assegna la gara d'ufficio al Sis. I lavori vanno a rilento, la società rivede gli accordi, l'opera resta a rischio. Nel 2016 il commissario Silvano Vernizzi blocca i lavori su richiesta di Sis: problemi di solvibilità bancaria. Regione, Cassa deposito e prestiti, infatti, dichiarano la non bancabilità del progetto. Tutto fermo, le associazioni schierate contro la superstrada esultano, meno gli espropriati che attendono i soldi dopo aver perso i loro terreni. Intanto nei cantieri già aperti si scoprono diverse irregolarità su cui indaga il Noe. Infine, solo una decina di giorni fa l'allarme della Corte dei Conti: "Sulla pedemontana c'è il rischio di un danno erariale".
Tutto oggi sembra essere sparito sotto il tappeto. Il governatore del Veneto ha dichiarato, pochi giorni fa in diretta Facebook: "Ora voglio veder correre i cantieri".
Da un punto di vista economico la Regione sembra avere nuove sicurezze. Con la nuova firma Sis ha rinunciato a parte dei suoi possibili futuri incassi, (passati da oltre 18 miliardi a 12) ed ora si è impegnata a trovare nuovi finanziatori per l'opera. Il tempo c'è, secondo le scadenze decise dalle parti, i soldi dovranno essere disponibili entro 8 mesi. Intanto le casse regionali impegneranno 300 milioni di euro. Tanto vale la prima rata del mutuo accordato dalla Cassa depositi e prestiti. Soldi che verranno prelevati dal fondo per le "spese impreviste". Un salasso per la Regione che dovrà affrontare un lungo periodo, fino al 2018, praticamente senza fondi per nuove proposte, almeno di decidere di non onorare i pagamenti già previsti o tagliare gli stipendi del personale. 
Sulla Pedemontana, inoltre, le opposizioni aspettano Zaia al varco, il nuovo accordo non risponde infatti alle domande- segnalazioni della Corte dei Conti. Il rischio, ammesso che la ricerca dei finanziamenti privati vada a buon fine, è che il nuovo accordo, come i vecchi salti sul più bello. L'organo di vigilanza, infatti, non ha mai negato il via libera ai lavori o ad accordi con Sis ma ha sempre e solo sottolineato alcune criticità. Solo il tempo potrà dire se queste sono state, magicamente, superate.


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