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Guida ragionata tra le voci della transazione proposta a 94.000 soci della Banca Popolare di Vicenza e a 75.000 di Veneto Banca

Di Giancarlo Marcotti Martedi 7 Febbraio 2017 alle 19:36 | 1 commenti

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Come noto le due ex popolari venete nel proporre ai propri azionisti un'offerta transattiva (9 euro per la Banca Popolare di Vicenza ed il 15% del prezzo pagato per l'acquisto delle azioni per Veneto Banca) hanno messo a disposizione, di coloro che aderiranno, anche una "proposta commerciale integrativa" denominata "Linea per te", in pratica una serie di condizioni agevolate su determinati prodotti bancari. Tale proposta commerciale integrativa, naturalmente, è stata esposta con enfasi dalla dirigenza dei due Istituti, ma accolta con una certa freddezza dai soci che hanno un po' snobbato, se non addirittura avversato, "Linea per te". Visto che gli organi di informazione hanno il dovere dell'obiettività, riteniamo corretto da parte nostra provare a dare una valutazione "oggettiva" della proposta commerciale avanzata, quindi scevra di pregiudizi, ma anche senza toni enfatici.

Partiamo dal fatto, noto a tutti, ma che comunque è bene ricordare, che le due banche hanno proposto un'offerta transattiva e non un patto di riacquisto azionario. In altri termini i soci aderenti rimangono comunque proprietari delle azioni che avevano in capo e l'offerta, quindi, viene fatta esclusivamente in cambio "dell'impegno, da parte del socio, a non agire nei confronti della Banca per i temi inerenti al proprio investimento in azioni di BPVi o Veneto Banca o società del Gruppo."
A tale proposito, però, va fatta immediatamente una precisazione, per non ingenerare illusorie speranze. Il fallito aumento di capitale ha portato il fondo Atlante a detenere circa il 99% del capitale di ognuna delle due Banche. Di conseguenza, i "vecchi" soci si sono visti diluire in maniera spropositata la propria partecipazione al capitale, quindi, qualora in futuro (auspicabilmente) il valore delle azioni dovesse salire, ai "vecchi" soci andrebbero solo le briciole.
Ed ora vediamo in dettaglio la Proposta Commerciale Integrativa che successivamente commenteremo in maniera esaustiva:
Deposito vincolato a tasso agevolato scadenza 3 anni - Le somme vincolate non possono essere superiori a cinque volte le somme indennizzate con un limite massimo di 200.000 euro. Il tasso offerto è del 3%, ovviamente lordo, e la liquidazione degli interessi è annuale. Sottoscrivibile entro sei mesi dalla data di liquidazione dell'indennizzo.
Deposito vincolato a tasso agevolato scadenza 10 anni - Idem come sopra tranne che la durata è di 10 anni, il tasso diventa del 5% e gli interessi vengono accreditati ogni cinque anni (quindi in due tranches).
Mutui casa (solo per privati) - si tratta di alcune linee di mutuo con condizioni agevolate in quanto non vengono applicate spese di istruttoria, di perizia e di incasso rata. In questo caso si hanno due anni di tempo dall'indennizzo per aderire all'offerta. Offerta cedibile al coniuge, ai figli o ai genitori.
Due conti correnti agevolati - Uno per i privati, che non prevede spese per i primi tre anni (successivamente 4 euro al mese). Ed uno per le imprese con spese azzerate per i primi due anni, quindi 8 euro mese.
Naturalmente per vedere l'incidenza che tali proposte commerciali possano avere nel contribuire ad aumentare il ristoro della perdita avuta dagli azionisti, occorre darne una valutazione "al netto" delle condizioni medie di mercato per analoghe operazioni.
Ed allora partiamo dal fondo, ossia dai conti correnti. Ebbene le condizioni offerte non differiscono significativamente da quelle che si possono trovare attualmente all'interno del mondo bancario, quindi non le riterrei un grande "benefit".
Per quanto riguarda il mutuo è un'operazione che non si fa tutti i giorni, è vero che è "cedibile" ai familiari, ma anche in questo caso le condizioni proposte, pur essendo certamente interessanti, non differiscono in maniera significativa da ciò di cui è possibile fruire all'interno del settore.
E veniamo alle due offerte che potremmo definire più "interessanti", ossia i due depositi vincolati. Effettivamente i tassi proposti sono superiori a quelli che attualmente il sistema propone, ma è anche chiaro che una Banca "in difficoltà" è banalmente costretta ad offrire un rendimento superiore a quello medio di mercato, con vantaggi e rischi conseguenti.
Molti "vecchi" azionisti hanno poi avversato questa proposta dei "depositi a tasso agevolato" facendo notare che la Banca, manifestando l'intenzione di offrire un ristoro a coloro che hanno subìto perdite cospicue, chieda proprio a loro di venir ulteriormente finanziata. Sembrerebbe quindi una presa per i fondelli, oltre al danno la beffa?
Direi proprio di no! Occorre infatti sottolineare che se da un lato, psicologicamente, è assolutamente comprensibile che il vecchio azionista abbia più di una remora nel rifinanziare proprio chi ha "tradito" la sua fiducia, dall'altro occorre anche dire che la nuova dirigenza non ha nulla a che vedere con quella precedente.
Comprensibilissimo il rancore dei vecchi azionisti che si sono visti azzerare il proprio investimento, ma lecito anche da parte della nuova dirigenza proporre operazioni "finanziarie", questo è ciò che fa una Banca e quindi ciò che può proporre.
Per fare un esempio, è come se una casa automobilistica avesse venduto delle vetture non funzionanti e non fosse successivamente in grado di rimborsare ai clienti "truffati" l'intera somma pagata. Molto probabilmente la nuova dirigenza, oltre ad offrire un ristoro parziale, potrebbe integrare l'offerta proponendo la vendita di una nuova automobile, naturalmente stavolta funzionante, "ad un prezzo scontato".
Lecito il fatto che, la perdita della fiducia in un "Istituto" dopo un fatto così grave come quello occorso agli azionisti delle due Banche venete sia "irreparabile", ma anche lecito il fatto che le due Banche offrano, a parzialissimo ristoro, nuove operazioni di carattere finanziario.
Rimangono ancora un paio di aspetti che meritano alcune riflessioni.
E' stato fatto notare che rimanendo comunque titolari delle azioni i "vecchi" soci potrebbe fruire del "beneficio" fiscale derivante dalla perdita in conto capitale, la cosiddetta minus, che potrebbe essere utilizzata per compensare le ritenute fiscali derivanti da eventuali "plus" ossia guadagni in conto capitale.
E' una tesi decisamente debole, soprattutto perché le "minus" si hanno spossessandosi dei titoli, quindi un vecchio azionista dovrebbe "cedere" le sue azioni presumibilmente ad un familiare. Insomma sarebbe comunque un'operazione abbastanza complicata e non di certo immediata.
Ma voglio concludere questo articolo citando un fatto, a mio avviso non eccessivamente pubblicizzato, e che invece merita una maggiore attenzione. La nuova dirigenza della BPVi, infatti, si è resa disponibile insieme a quella della ex Popolare montebellunese ad istituire un "Plafond supplementare" di circa 60 milioni di euro complessivi per gli azionisti che versano in condizioni particolarmente disagiate.
Al momento non si conoscono i criteri con i quali sarà gestito questo fondo, ma senza dubbio è una iniziativa che deve riguardare il maggior numero di persone possibile e, naturalmente, deve essere gestita con la massima trasparenza da autorevoli e rispettabili associazioni, auspicabilmente esterne alla Banca.
Può essere ritenuta una goccia in mezzo al mare, ma non dobbiamo mai dimenticare che anche in una situazione di emergenza generale c'è una scala di priorità. Innegabilmente tutti i vecchi azionisti hanno subito un danno rilevante, ma per qualcuno di loro, però, è stato un dramma, e queste persone, in primis, vanno assolutamente aiutate a recuperare almeno la loro dignità.


Commenti

Inviato Martedi 7 Febbraio 2017 alle 23:53

Utile, grazie. La dignità da recuperare però è quella di tutti.
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