Rappresentanti CoVePa chiedono la realizzazione compatibile e funzionale della Pedemontana
Giovedi 16 Marzo 2017 alle 19:05 | 0 commenti
Presso la sede del Consiglio Regionale Veneto sono state ascoltate le rappresentanze dei territori sul tema del salvataggio del concessionario SIS-Dogliani nella costruzione della Superstrada Pedemontana Veneta. I rappresentati del CoVePA, si legge in un comunicato, sono riusciti ad entrare dopo una duro tira e molla. Le disposizioni del Presidente del Consiglio regionale, il geometra Ciambetti, ma soprattutto quelle del presidente della prima commissione Marino Finozzi, coadiuvato da quello della seconda Calzavara, ci avevano escluso con uno sgarbo evidente e voluto: quello di invitarci per poi revocare l'invito. Va ricordato infatti che il CoVePA ha agito in rappresentanza del territorio e portando legittimi interessi in molteplici incontri per audizioni pubbliche presso la Corte dei Conti e ha ripetutamente interloquito con l'ANAC.
La situazione si è sbloccata, dopo aver convenuto con la LIPU e la LegAmbiente che i appresentati del CoVePA sarebbero entrati su delega di queste e di fatto presentando un fronte comune su questo tema. Ammessi in audizione insieme ad Italia Nostra, è stato ascoltato per primo il rappresentante di questa l'ing. Romeo Scarpa. Il suo intervento ha chiarito tutte le contrarietà di principio al progetto spintosi fino a questo punto, ne ha rivendicato l'ineludibile necessità di bloccarlo e di riconsiderarne le gravissime conseguenze ambientali, economiche e finanziarie. Ha proseguito l'intervento Matilde Cortese che ha puntualmente ricordato la situazione disastrosa degli espropri, pretendendo che questi siano saldati prioritariamente rispetto ai cantieri. Ha chiesto infatti che non un euro sia stornato per l'inadempiente SIS, spingendosi a chiedere un vincolo garantito nella transazione fino al blocco dell'opera per completare i saldi ai cantieri.
Per ultimo è intervenuto l'arch. Massimo Follesa che ha puntualizzato le contrarietà di ItaliaNostra è la malora della pedemontana del Veneto. Che da oltre un decennio ci si sta tirando su le maniche per agire e cotrastarne la scellerata avanzata e questo è solo l'ultima ma non definitiva pagina. Ha esposto successivamente l'unica proposta alternativa presentata alle commissioni riunite. Essa è stata oggetto di una dettagliata disamina riassunta in una tavola di presentazione sintetica e da una serie di specifici riferimenti. L'esposizione del progetto alternativo ha messo in luce che l'opera dovrà essere come serve e dove serve, affinchè non rimanga solo una ferita aperta com'è adesso.
Vista la situazione di stallo della SPV, e i dubbi che ci sorgono sulla proposta della Giunta Regionale e sulla possibilità che i finanziamenti saranno trovati, noi pensiamo CHE L'OPERA NON PUO' RIMANERE UN' "INCOMPIUTA", e che per realizzarla in tempi e con contenuti sostenibili lo si può fare SOLO RIDUCENDO DRASTICAMENTE I COSTI e con UNA REVISIONE CORRAGGIOSA DEL SUO PROGETTO ATTUALE. Per la SPV, RIDUZIONE DEI COSTI e REVISIONE DEL PROGETTO sono due cose strettamente collegate, e pure porterebbero a una maggiore funzionalità di questa infrastruttura per il traffico dell'area pedemontana, e a un minor impatto ambientale. I primo effetto di questa revisione è l'eliminazione della galleria Caslgomberto-Malo e dei lotti finno alla A31 risparmiando quasi 600 mln di €.
UNA REVISIONE DEL SUO PROGETTO ATTUALE (un PROJECT REVIEW) E' NECESSARIO! Se l'opera deve prioritariamente servire il traffico dell'area pedemontana veneta (locale e di collegamento alla viabilità extraregionale), I CASELLI ATTUALI NON SONO PER NIENTE FUNZIONALI. Vogliamo proporre qui l'ELIMINAZIONE DEGLI 11 CASELLI sui sessantacinque chilometri da Thiene/Dueville a Spresiano, e si realizzino invece 28 ACCESSI APERTI di forma compatta (con eventuale pedaggio totalmente automatico), che colleghino in ENTRATA-USCITA le 28 principali strade della viabilità locale nord-sud pedemontana. Azzereremo così ogni OPERA DI ADDUZIONE locale (bretelle, cavalcavia, circonvallazioni, migliorìe alla viabilità etc... delle quali alcune ora si stanno pure togliendo dal progetto per risparmiare), non essendo più necessarie le arterie di collegamento al casello. Una SPV "leggera", meno impattante, al servizio delle realtà locali, diventa essa stessa CIRCONVALLAZIONE di ciascun comune.
Chiediamo alle AUTORITA' LOCALI, REGIONALI, NAZIONALI, di impegnarsi per una REALIZZAZIONE COMPATIBILE E FUNZIONALE di quest'opera, sicuri che solo così potrà essere terminata, costerà molto meno a tutti noi cittadini, e ne verrà un vero beneficio per l'area pedemontana veneta.
La questione è semplice e mi stupisco che finora nessuno in consiglio l'abbia sottolineata, Zaia dice che dobbiamo fare così perchè lo stato, il governo non ci da i soldi che i veneti lasciano con gli oltre 21 mld di tasse allo stato e che questo si rifiuta di finanziare la spv. Ma non è così finora si sono spesi 614 mln: 244 con leggi del 1998 2000, due finanziarie che hanno stanziato 600 mld di lire e un intervento recente del 2013 per 370 mln di €. Vale a dire che il governo ha investito 614 mln di €. Con quei denari si è stravolto già dal 2013 la convenzione e Zaia poteva sin da allora contestare al concessionario quello che oggi giudica ineluttabile cioè che non riesce a finanziarsi. Ma l'alternativa alla proposta di Zaia esiste e si chiama ANAS. Questa sta già operando in virtù di un piano industriale che sebbene abbia come priorità la gestione delle strade non a pedaggio, la vede coinvolta nei numerosi project in crisi almeno 5 tra cui al nord l'Asti-Cuneo. Il salvataggio dunque di SPV è possibile anche con un intervento risolutore di ANAS e per questo il suo presidente in 8^ commissione ha chiesto specifiche provviste.
Ha poi chiesto di avere il controllo della società concessionaria entrando con un pacchetto di maggioranza nella montecchio-spresiano. Togliere la concessione ai Dogliani di fatto insolventi è la condizione di partenza. Per attuare questo deve essere dichiarato inadempiente il concessionario, e ai consiglieri presenti è stata esposta una analisi del contratto basata sulle norme che esso detta dal 2009 per la revisione della concessione.
«In conformità all'articolo all'articolo 143 del Decreto 163/2006» ovvero il codice dei contratti pubblici, che peraltro è stato modificato, la Regione Veneto e la Sis, concessionario per la Pedemontana Veneta «possono chiedere la revisione del contratto in ragioni di «variazioni apportate... dal concedente... da cause di forza maggiore...». Al verificarsi di tali evenienze sarà possibile rideterminare «il canone di disponibilità ...» nonché la ridefinizione degli importi «del contributo in conto costruzione e di altri eventuali contributi pubblici». Sono questi alcuni dei passaggi più delicati della modifica della convenzione per la Pedemontana Veneta che stanno mandando in fibrillazione l'amministrazione regionale.
Sulla base di questo testo normativo che regola i rapporti di concessione nella convenzione del 2009 va letto l'articolo 8 confermato anche dall'aggiunta del 2013. Tali questioni emergono ancora nella bozza a disposizione dei consiglieri e presentata negli allegati del disegno di legge in questione all'articolo 11 c1 lett.c. Infatti appare evidente che le medesime questioni relative all'inserimento di nuovi dispositivi normativi tesi ad obbligare il concessionario a finanziarsi entro tempi certi erano introducibili non appena le norme in questione fossero emerse e quindi almeno dall'estate del 2013 se non anche in precedenza. Proprio in virtù di «nuove norme legislative e regolamentari che stabiliscano nuovi meccanismi tariffari o nuove condizioni per l'esercizio delle attività previste nella concessione» si deve dichiarare inadempiente verso gli obblighi contrattuali il concessionario poiché ha mancato rispetto al reperimento delle fonti di finanziamento a lui spettanti e delle conseguenti garanzie bancarie conseguenti, ai sensi dell'articolo art. 144 comma 3-quater del Decreto Legislativo 163/2006 che norma la mancanza del finanziamento entro termini di legge. Tale obbligo è stringente sulla base dell'articolato stesso contrattuale e degli obblighi d'ufficio del precedente concedente, il commissario Vernizzi che agiva in sostituzione della Regione Veneto, ed ora tali obblighi d'ufficio sono in capo alla Giunta.
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