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«La più grande inchiesta contro il fenomeno della corruzione dopo il Mose»: la Procura e l'ufficio Gip di Venezia continuano a fare sul serio

Di Pietro Cotròn Sabato 17 Giugno 2017 alle 23:29 | 0 commenti

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Avevamo anticipato ieri la parte dell'indagine che riguarda la Cattolica Assicurazioni, esattamente Albino Zatachetto e Giuseppe Milone, responsabile amministrativo nonché dirigente preposto della partecipata da BPVi con cui oggi i rapporti non sono dolcissimi. Ma questa non è la storia centrale della vicenda, che, in attesa di ulteriori sviluppi, vede ora in carcere 16 funzionari dell'Agenzia delle Entrate, ufficiali della Finanza, professionisti e imprenditori che con e per soldi e costosi regali hanno aggiustato le verifiche fiscali e ridotto le sanzioni. Non è il fatto centrale perché le indagini e la retata riportano in evidenza l'azione di una Procura e di un ufficio Gip, quelli di Venezia, che se fossero a Vicenza... Ma visto che con i "se" non si va da nessuna parte ecco l'articolo con cui Gianluca Amadori riferisce su Il Gazzettino un'azione che da oggi la fa da padrone sui media nazionali e che nei prossimi giorni aggiungerà altre motivazioni per pensare che il modello veneto non è di certo un riferimento, dell'onestà.

«La più grande inchiesta contro il fenomeno della corruzione dopo il Mose» Il comandante provinciale della Guardia di Finanza di Venezia, Alberto Reda, ha sintetizzato così l'operazione coordinata dal pm di Venezia, Stefano Ancilotto, che, all'alba di ieri, ha portato in carcere 14 persone e altre 2 ai domiciliari, tra dirigenti dell'Agenzia delle entrate, ufficiali delle Fiamme gialle, commercialisti, imprenditori e un giudice tributario accusati di far parte di un vero e proprio sistema illecito, finalizzato ad "aggiustare" le verifiche fiscali per consentire agli evasori una drastica riduzione delle somme da restituire al Fisco. Importanti "favori" in cambio di somme di denaro, preziosi regali, tra cui orologi Rolex (rinvenuti ieri nel corso di una perquisizione all'interno di una cassetta di sicurezza), nonché assunzioni di parenti.
EPISODI GRAVI - «Un contesto criminale vasto e articolato, che travalica i singoli episodi contestati», ha precisato il nuovo procuratore capo di Venezia, Bruno Cherchi, il quale ha parlato di «reati gravi», e di una vicenda dai contorni tristi, in quanto «sono implicati funzionari di alto livello dello Stato, preposti al controllo della correttezza dei rapporti Stato-cittadino».
«Un'inchiesta dolorosa perché coinvolge due nostri ufficiali - gli ha fatto eco il comandante regionale Veneto della Guardia di Finanza, il generale Antonino Maggiore, il quale ha sottolineato l'abilità degli investigatori - Si tratta di un'operazione che avrà un forte effetto dissuasivo». Le indagini, scaturite da alcune intercettazioni e testimonianze rese nell'ambito dell'inchiesta sullo scandalo Mose, sono proseguite per circa due anni, portando alla luce una serie di rapporti fin troppo confidenziali tra imprenditori, funzionari del Fisco e ufficiali delle Fiamme gialle, i quali spesso si incontravano a cena, oppure uscivano in barca assieme. Dai colloqui registrati emerge che «era dato per scontato» l'intervento dei pubblici ufficiali per risolvere i problemi fiscali degli amici imprenditori: «Si tratta di episodi che non dovrebbero accadere, ma questi arresti sono la testimonianza che l'attività di contrasto è pressante», ha concluso Cherchi.
APPOGGI POLITICI - Dalle oltre duecento pagine dell'ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip Alberto Scaramuzza, lo stesso degli arresti dello scandalo Mose, emergono anche i tentativi messi in atto da uno dei principali indagati, l'ex direttore del Centro operativo delle Entrate di Venezia, Elio Borrelli, per cercare una "sponda" politica di alto livello al fine di ottenere un posto di maggior prestigio a Venezia (direzione regionale), a Verona o a Roma. È per questo motivo che il funzionario del Fisco telefonò nel 2015 al commercialista mestrino Arcangelo Boldrin, esponente di spicco del Pd veneziano, chiedendogli di intercedere a Roma presso un sottosegretario. «Cerca di farmi andare a Verona che cambia la vita anche a te», gli dice Borrelli. «Una promessa esplicita di favorire le pratiche di Boldrin», scrive il gip Scaramuzza, facendo riferimento ad una precedente richiesta del commercialista che aveva sollecitato a Borrelli di interessarsi ad una pratica di suoi clienti. Boldrin non risulta aver dato alcun seguito alla richiesta e il sottosegretario non avrebbe mai saputo nulla della vicenda. Borrelli è stato trasferito in un ufficio meno prestigioso, quello di Pesaro-Urbino, nelle Marche, dal quale secondo la Procura, avrebbe continuato ad impegnarsi per "aggiustare" il contenzioso fiscale degli amici imprenditori grazie all'aiuto del direttore provinciale di Venezia, Massimo Esposito, suo caro amico, anche lui finito in manette ieri.
SISTEMA CONSOLIDATO - Il gip sostiene che non si tratta «di semplici casi isolati, ma di un sistema consolidato», di cui facevano parte anche il capo settore controllo dell'Agenzia delle entrate di Venezia, Christian David, i due tenente colonnello della Finanza Vincenzo Corrado e Massimo Nicchiniello e il giudice tributario Cesare Rindone: a loro il pm Ancilotto contesta, a vario titolo, quattro episodi corruttivi che riguardano somme e utilità di vario genere che sarebbero state messe a disposizione dei pubblici dipendenti da Aldo Bison, dell'omonimo gruppo edile di Jesolo; da Paolo Maria Baggio e Paolo Tagnin dell'azienda di logistica Baggio di Marghera; da Albino Zatachetto e Giuseppe Milone della società Cattolica assicurazioni di Verona e da Pietro Schneider della udinese
Burimec spa, presso la quale fu assunto il figlio del finanziere Corrado.
IL SEQUESTRO - Accogliendo la richiesta della Procura, il giudice ha disposto il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, delle somme che sarebbero state versate a titolo di mazzette, fino alla concorrenza massima di complessivi 440 mila euro: 300 mila euro a carico di Esposito, Borrelli, Aldo Bison e i suoi familiari; 50 mila euro a carico di Esposito, Borrelli e Sartore; 70 mila euro a carico di Corrado, David, Baggio, Tagnin e Mesirca; 20 mila a carico di David, Corrado, Zatachetto, Milone e Rindone. Il giudice tributario è stato colto da malore al momento dell'arresto. Da questa mattina prenderanno il via gli interrogatori di garanzia che saranno eseguiti quasi tutti per rogatoria, in quanto i 16 indagati sono stati trasferiti in penitenziari sparsi per l'Italia.


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