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La corsa di Variati per fondere Aim, in minoranza senza Ava e Etra, in Agsm si scontra con PD veronese, con dubbi ReteDem e con detto sulla "gatta frettolosa"...

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Lunedi 17 Aprile 2017 alle 10:56 | 3 commenti

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Se Lillo Aldegheri su Il Corriere del Veneto di venerdì scorso, edizione di Verona (vedi articolo a seguire), esplicita oltre alla "freddezza" del PD locale i ben noti motivi complessivi della possibile mancata approvazione rapida della fusione tra AIM Vicenza e AGSM Verona (tempi troppo stretti per decidere con un voto per un Consiglio comunale non informato con adeguati documenti, come quello di Vicenza, con 19 consiglieri pro Tosi e 18 contro e per giunta in via di scioglimento il 26 aprile visto che per l'11 giugno sono in programma le elezioni per rinnovare sindaco e amministrazione comunale), anche a Vicenza non mancano le voci critiche all'interno proprio della maggioranza. A dirlo chiaramente è Giovanni Rolando, CooRetrdinatore regionale ReteDem Veneto, che lamenta, da un lato, l'assenza di una guida regionale del Pd e l'inesistenza, dall'altro, di una politica di sistema della Regione Veneto.

"Questa è una tipica situazione istituzionale politica - dice Rolando - che necessiterebbe, a mio avviso, di una guida politica regionale per approfondire ed assumere tutte le informazioni utili, analizzare bene le due realtà e prendere posizioni comuni e condivise. Per il bene di entrambe le comunità vicentine e veronesi. Per l'oggi e per il domani. Anche constatando il silenzio e nullità della Regione in materia". Questa è l'obiezione generale di Rolando che poi, guardando ancora di più in casa propria, aggiunge: "Siamo, come Pd , da due anni senza guida e senza organismi di direzione. È auspicabile, quindi, che dopo il 30 aprile con le Primarie che eleggeranno il nuovo segretario regionale Pd del Veneto si possa fare passi in avanti, tutti insieme, in totale trasparenza di trattativa e per il mantenimento effettivo del controllo pubblico equilibrato e soprattutto per servizi di qualità, efficienti e con costi in bolletta contenuti. Mantenendo i livelli di occupazione e possibilmente incrementandoli".

Buoni, ottimi propositi anche se per l'ultimo punto è storico e fisiologico che le aggregazioni portino a tagli di personale, se non altro di quello amministrativo considerando che non ci sarebbero sovrapposizioni nei servizi di utenza tra le due aziende. Per il controllo pubblico, poi, è difficile immaginarlo all'infinito se l'obiettivo è l'ingresso in Borsa con Vicenza a contare, fin dall'inizio, di meno di Verona nonostante i vertici di Aim, Paolo Colla e Dario Vianello, abbiano "conquistato" un ottimo rapporto per le quote col 42% a Vicenza e il resto a Verona anche se il fatturato di Aim è di 300 milioni a fronte di quello più che doppio di Agsm, 800 milioni, evidentemente un'azienda meno profittevole di quella vicentina.
Ma in una spa, a parte alcune decisioni, quelle di gestione strategica, che sono state rimandate statutariamente, grazie alla trattativa in corso, alla maggioranza assoluta e non relativa, è superfluo dire che chi ha meno del 50% è soccombente nei confronti di chi ha la maggioranza e questo fa intuire il perché a Contrà Pedemuro S. Biagio ci si duole della mancata aggregazione preventiva di Aim con le "provinciali" Ava e Etra, aggregazione che avrebbe richiesto tempi di elaborazione maggiore di quella prospettata come "lampo" tra le due aziende dei due capoluoghi.

Una eventuale fusione preventiva con Ava e Etra richiederebbe sì un confronto più lungo con i molti comuni prorietari, ma porterebbe Aim a poter mettere sul tavolo delle trattative, se non troppo frettolose, una massa critica maggiore e tale da poter ragionare con i veronesi non in posizioni di minoranza.

In quest'ottica non capiamo ancora di più il perché dell'urgenza con cui Achille Variati ancora una volta, come già fatto per l'embrione ancora non sviluppato due anni dopo, della Tac Tac, vuole costringere a decisioni non rapide, come pure sarebbe giusto, ma eccessivamente accelerate e poco rispettose, tra l'altro, delle minoranze a Vicenza e dei cittadini veronesi in riva all'Adige che trovano più naturale che a decidere sulla fusione sia chi, dopo le elezioni democratiche 11 giugno, dovrà gestirla. A Variati ci limitiamo solo a ricordare, anche se in terra di gatti ci parrebbe superfluo, cosa succede ai gattini figli di una gatta frettolosa...

 

Fusione tra Agsm e Aim, Niente aiuto del PD a Tosi. Variati pensa a una penale

di Lillo aldeghieri, da Il Corriere del Veneto

Verona. La fusione Agsm-Aim s'impantana a Palazzo Barbieri, ed appare quasi impossibile sbloccarla prima di luglio o settembre. L'accordo tra l'Azienda di lungadige Galta­rossa e la sua omologa vicenti­na è stato raggiunto, le due giunte comunali (quella vero­nese e quella berica) lo hanno approvato, ma a Verona c'è da superare l'ostacolo del consiglio comunale. E almeno al momento sembra davvero un ostacolo insuperabile. Le speranze di chi è favore­ vole all'accordo erano tutte ri­poste sul Pd: il sindaco di Vicenza, Achille Variati, è un ren­ ziano di ferro, e renziano è anche l'avvocato Gregorio Gitti, superconsulente nelle trattative dei mesi scorsi. Di qui la domanda che fino a ieri si facevano tutti, a Palazzo Barbieri: cosa faranno i dem? E la risposta è arrivata da Orietta Salemi, candidata sindaco del Pd. «La fusione Agsm-Aim - spiega Salemi - è un progetto troppo importante per valutarlo a scatola chiusa, ed è incredibile che un progetto che definirà il futuro di uno dei patrimoni più importanti della città di Verona sia gestito dal sindaco senza dare al Consiglio Comunale, cioè alla città, le informazioni necessarie a valutarlo». Salemi sottolinea che «ad oggi non solo i consiglieri comunali non hanno alcun documento in mano e manca persino la delibera di giunta: noi vogliamo vedere le carte e vogliamo che Tosi spieghi come mai i termini dell'intesa sono quelli prospettati dagli articoli dei giornali. Senza questo - conclude - nessuno può fare speculazioni sulla linea che terrà il Pd, posto che, in ogni caso, la nostra priorità è l'interesse della città».
L'ultima frase sembra lasciare aperto un piccolissimo spiraglio, ma i tempi sembrano decisamente stretti. La delibera è in corso di preparazione, e potrebbe essere approvata dalla giunta, convocata per giovedì 20 aprile. Salvo possibili anticipi, resterebbero quindi solo un giorno di tempo per andare in commissione e un altro giorno per andare in aula (lunedì 24, nel bel mezzo del ponte festivo), visto che il consiglio sarà sciolto mercoledì 26 aprile.
I numeri in aula sono quelli che vi ripetiamo da molti giorni: 19 tosiani e 18 oppositori in consiglio, 18 a 18 nella commissione dei capigruppo, che decide cosa va discusso e cosa no dall'assemblea cittadina. Per farcela, quindi, è indispensabile che almeno uno dei partiti all'opposizione si schieri a favore della giunta: cosa improbabile sempre, ma ancora più improbabile in piena campagna elettorale.

Cosa succederà, allora? A Vicenza si dà quasi per scontato che la ratifica veronese non arriverà da parte dell'Amministrazione in carica, e proprio per questo, è stata ipotizzata una nuova clausola, da inserire nel testo definitivo degli accordi: una clausola che dovrebbe prevedere una penale milionaria a carico di Verona se qui si decidesse di cambiare idea e di mandare la fusione a gambe per aria.
Tornando alle posizioni dei partiti, e vista quella del Pd, sono confermati i «No» alla ratifica dell'accordo da parte di Michele Bertucco, consigliere (e futuro candidato sindaco) di Piazza Pulita («fuori tempo massimo, non accetterò il contentino di un paio di commissioni consiliari frettolose con il rischio poi di trovarsi brutte sorprese, sul modello dei patti parasociali Atv-Fnm»), di Ciro Maschio, leader di FdI («faremo sapere anche a Variati che se ne riparla all'inizio della prossima amministrazione») e di Gianni Benciolini del M5S («visti i tempi stretti e la totale mancanza di materiale informativo i consiglieri si trovano nell'impossibilità di valutare la bontà dell'operazione»).


Commenti

Inviato Lunedi 17 Aprile 2017 alle 12:02

Per la fusione (recte incorporazione) della Fiera di Vicenza con la Fiera di Rimini non ci è restato nulla. Perche' ? Hanno assorbito i vecchi debiti e tanto bastava (ed urgentava). Ma chi ha fatto un monte di debiti che non si potevano pagare ? Fuori i nomi e trasparenza (come anche per magazzini generali, Fondazione Roi, Banca Pop. Vicenza.
Non vorrei che anche questa "fusione" fosse un regalo a pagamento di debiti fatti da ? Diteci, prima, i numeri delle due aziende, il concambio e la governance future.
BASTA PASTETTE.
Inviato Lunedi 17 Aprile 2017 alle 12:14

Il Signor Rolando, noto elettore di Variati e suo sponsor in troppe occasioni potrebbe chiedere al suo sindaco di dimettersi perchè non basta mugugnare e con lui tutto il Partito Demoratico se ancora è attivo in politica a Vicenza e non solo succube di Variati e dei suoi.
Inviato Lunedi 17 Aprile 2017 alle 18:57

Ancora una volta, il PD, decide dove-come-quando Aziende Pubbliche che dovrebbero essere di proprietà dei Cittadini (?) si devono o meno UNIRE. associare o allargare come vuole il Governo! A noi cittadini elettori e "azionisti" dei servizi a Vicenza per AIM, nulla viene detto, niente spiegato e tanto meno si possono AVERE vantaggi come consumatori, cioè una riduzione dei Costi sulle bollette Elettriche ed energetiche, anche in considerazione dei continui AUMENTI dei Servizi. Chi ci spiegherà in anticipo eventuali vantaggi? Nessuno...I 32 del Consiglio Comunale Vicentino cosa hanno votato? Cose ne sanno dei grandi movimenti finanziari che ci girano attorno? Quando spiegheranno il tutto ai Cittadini Elettori prima o dopo le elezioni del 2018? E' la solita storia...del pastore ..errante per l'ASIA. A suo tempo dicevano le Banche sono troppo piccole, bisogna unirle...Abbiamo visto i Risultati...........la Ladreria...continua. (si prega non copiare il soggetto) Amen.
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