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In Veneto l'occupazione continua a crescere

Di Note ufficiali Venerdi 24 Febbraio 2017 alle 17:54 | 0 commenti

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L'occupazione continua a crescere in Veneto anche nel 2016. Nell'ultimo anno, infatti, i posti di lavoro guadagnati sono stati 27.500, che sommati agli oltre 41.000 dello scorso anno fanno circa 70.000 posizioni di lavoro in più nel biennio 2015-2016. È quanto emerge dalla Bussola sul mercato del lavoro in Veneto al quarto trimestre 2016, pubblicata da Veneto Lavoro. L'incremento delle posizioni di lavoro ha interessato sia gli uomini (+14.900) che le donne (+12.600) e tanto gli italiani (+19.700) quanto gli stranieri (+7.800). A livello settoriale, cresce in particolare l'agricoltura, che ha registrato un saldo addirittura migliore di quello dell'anno scorso, mentre l'industria e l'insieme dei servizi, pur restando positivi, crescono meno rispetto al 2015.QUesto quanto si legge in una nota della Giunta Regionale del Veneto.

Rimangono, però, le difficoltà in alcuni comparti, che si confermano negativi (tessile-abbigliamento e legno-mobilio) o che ritornano tali dopo i timidi segnali di ripresa registrati lo scorso anno (costruzioni, marmo e oreficeria). In calo anche il settore del credito, sul quale pesano anche le vicende di due grandi istituti bancari, la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca.

I contratti a tempo indeterminato, nonostante la prevedibile frenata delle assunzioni (-33% tra assunzioni e trasformazioni), mantengono un inatteso trend di crescita, pari a 1.400 posizioni in più nel 2016. Tornano a salire le altre tipologie di lavoro dipendente. L'apprendistato, penalizzato nel 2015 proprio dai generosi sgravi previsti per le assunzioni a tempo indeterminato, ha registrato nell'ultimo anno oltre 2.000 posizioni di lavoro in più, con una crescita delle assunzioni del 22%. Positivi anche i saldi dei contratti a tempo determinato (+21.600) e di somministrazione (+2.400).

I licenziamenti sono stati quasi 65.000, in crescita del 7% rispetto all'anno precedente, a fronte di una contestuale diminuzione delle dimissioni, che sono scese dalle 134.400 del 2015 alle 122.500 nel 2016. Se nel dibattito pubblico tale dinamica è stata di frequente ricondotta alle nuove regole introdotte dal Jobs Act sulle indennità in caso di licenziamento, i dati sembrano invece metterla in relazione con l'introduzione, a partire da marzo 2016, dell'obbligo di dimissioni online. Tale obbligo, soprattutto nel caso di datori di lavoro stranieri e in particolare cinesi, avrebbe spinto molti a ricercare la modalità burocratica ritenuta più agevole e rappresentata in questo caso proprio dal licenziamento. Tra le cessazioni di rapporti di lavoro, da segnalare anche la diminuzione dei pensionamenti, dovuta in particolare all'incremento dei requisiti richiesti per l'accesso sia alla pensione di anzianità che a quella di vecchiaia.

I disoccupati iscritti ai Centri per l'Impiego del territorio sono oltre 530.000 (di cui il 27% stranieri), circa 15.000 in più rispetto all'anno prima, ma considerati i limiti della rilevazione amministrativa e le altre informazioni disponibili sull'andamento del mercato del lavoro, è ipotizzabile che nel 2016 il numero di persone in cerca di lavoro sia in realtà diminuito.

"Il grande sforzo sostenuto dalla Regione e dalle parti sociali per sostenere il tessuto produttivo veneto negli anni più bui della crisi - commenta l'assessore regionale al lavoro, Elena Donazzan - ha permesso di cogliere meglio la pur moderata ripresa con risultati positivi anche per l'occupazione. Resta tuttavia ancora debole la domanda di lavoro, a causa del perdurare di focolai di crisi e di un basso livello dei consumi interni".

"Le politiche del lavoro da sole non creano nuova occupazione, senza una politica economica espansiva e una politica industriale che rinnovi e rilanci la nostra manifattura di pregio. Anche lo sblocco del turn over potrebbe infine aiutare soprattutto l'occupazione giovanile", conclude l'assessore.


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