Apicoltura, Zanoni e Guarda chiedono fondi e attenzione per il settore
Martedi 14 Febbraio 2017 alle 17:13 | 0 commenti
"L'apicoltura può attendere, la caccia no. La Pdi (Proposta di Deliberazione Amministrativa) approvata questa mattina in aula consiliare nasce addirittura nel 2015, con il relativo iter che è andato avanti al rallentatore. L'approvazione da parte della Giunta risale infatti all'11 febbraio 2016 e lo stesso giorno il provvedimento è arrivato in Consiglio regionale. Da qui, il passaggio in Terza Commissione consiliare permanente, competente in materia, con il via libera lo scorso 5 luglio e oggi, finalmente, è pervenuta in aula. Ce la siamo presa davvero troppo comoda: se si fosse trattato di caccia, avremmo chiuso la partita in 15 giorni". Lo afferma in una nota il consigliere regionale del Partito Democratico Andrea Zanoni che "commenta così gli aiuti nel settore dell'apicoltura, con riferimento al triennio di programmazione 2017-2019, il cui stanziamento è stato approvato nella seduta odierna del Consiglio regionale".
"Ce la siamo presa davvero troppo comoda - osserva l'esponente dei Democratici - d'altronde è una questione di priorità . Come già accaduto in altre occasioni, approviamo un documento con numeri ormai superati; i dati sono infatti del 2014 e non del 2016. E non è una scelta priva di conseguenze, questa, perché va anche ad incidere sulla distribuzione dei fondi. Si sottovaluta l'importanza di questo settore: le api ci dicono se un ambiente è salubre o malato, se abusiamo di prodotti chimici in agricoltura, sempre più presenti in alcune coltivazioni emergenti, come il prosecco. Dobbiamo prevenire la moria delle api dovuta ad un uso indiscriminato di pesticidi: tutelarle significa infatti salvaguardare l'ambiente, la biodiversità , l'economia dell'apicoltura e di tutti gli insetti impollinatori utili a moltissime produzioni agricole di verdura e frutta". "E a proposito di dati vecchi - sottolinea il consigliere regionale - questo provvedimento non tiene conto, ad esempio, dei problemi causati dalla vespa velutina, rilevata a Bergantino, in provincia di Rovigo, un insetto esotico che preda le api e che, se non controllato e gestito a dovere, potrebbe espandersi in tutto il Veneto".
"Dovremmo inoltre intervenire anche sulla Legge regionale in materia di apicoltura - ribadisce Zanoni - la n. 23 del 18 aprile 1994, perché sono passati ormai 23 anni. La normativa sull'attività venatoria, che è datata 1993, ha già conosciuto 20 modifiche ed è evidente che ci sia una sproporzione tra l'interesse dedicato ad apicoltori e cacciatori". "E' quindi necessaria una nuova Legge - conclude Andrea Zanoni - che riservi una maggiore attenzione alla produzione biologica, per tutelare ambiente e salute, e che riesca a fornire gli strumenti normativi per contrastare in modo efficace la contraffazione e l'adulterazione, perché c'è qualcuno che vende miele e pappa reale, importata dalla Cina, come prodotto a chilometro zero. Vanno perciò individuate ed isolate le mele marce, per tutelare gli apicoltori onesti e corretti nel proprio lavoro".
Sulla questione è intervenuta, come si legge in una nota, la consigliera ragionale Cristina Guarda (AMP). "E' indispensabile che le risorse deliberate oggi non siano ‘una tantum'. L'apicoltura in Veneto è infatti un settore in crescita e riconosciuto dalla Regione, nonostante fino ad oggi non siano stati fatti quegli investimenti in grado di mettere pienamente a frutto tutte le opportunità economiche che questo allevamento può produrre nel nostro territorio. Diventa dunque necessario che gli stanziamenti vengano confermati anno per anno: è inutile programmare grandi interventi per poi deludere le aspettative degli apicoltori, erogando magari in futuro risorse col contagocce". "I finanziamenti europei nel triennio prevedono uno stanziamento di poco più di 2 milioni: sono sicuramente risorse importanti e ho voluto infatti sostenere la programmazione. Vale tuttavia la pena ricordare che gli imprenditori professionisti non riescono ad accedere alle misure del piano triennale perché i fondi sono strutturati per il sostegno delle realtà associative, quindi non all'opportunità di crescita dell'imprenditoria veneta. Le misure inoltre non indirizzano le associazioni degli apicoltori all'importantissimo inserimento all'interno delle reti commerciali: è dunque assente un importantissimo strumento in grado di trasformare l'apicoltura del Veneto da hobbistica a vera e propria attività professionale, capace di generare un ritorno economico sul territorio".
"Ecco perché - conclude Guarda - oltre a garantire risorse, sarà fondamentale che la politica regionale, attraverso questo piano, integri la realtà dell'imprenditoria degli apicoltori professionisti con le 8 associazioni che rappresentano il mondo dell'apicoltura amatoriale o d'integrazione del reddito".
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